Piano Casa: i prossimi passi

Pubblicato il 31 Luglio 2009

Piano Casa: i prossimi passi
L’Ance spiega che con la firma da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri del Decreto che dà attuazione all’articolo 11 del DL 112/2008 può dirsi definitivamente conclusa, seppur con ben nove mesi di ritardo, la fase di definizione dei contenuti più prettamente operativi sulla base dei quali dovranno essere realizzate le successive fasi del piano casa comprese quelle riguardanti l’effettiva realizzazione degli interventi previsti.
Il DPCM si articola in due parti di cui la prima rappresenta il vero e proprio Decreto, mentre le norme attuative, definite come Piano nazionale di edilizia abitativa sono contenute in un allegato.
L’Ance spiega che le risorse immediatamente disponibili per effetto del DPCM sono le seguenti.
- 150 milioni per l’attivazione del sistema integrato dei fondi (per i quali è ipotizzabile che si proceda ad una selezione pubblica della SGR);
- 200 milioni per interventi di edilizia sovvenzionata con
caratteristiche di immediata fattibilità di competenza di ex IACP e di comuni.
L’Ance aggiunge che gli interventi di edilizia sovvenzionata dovranno essere inseriti nella apposita comunicazione che le regioni e le province autonome invieranno nei 30 gg successivi all’entrata in vigore del DPCM, un’apposita comunicazione al Ministero delle infrastrutture.
Per la definizione delle risorse da ripartire tra le regioni e destinate agli interventi di tipo più tradizionale ed in particolare incremento del patrimonio ERP e programmi integrati di promozione di edilizia residenziale anche sociale sarà difficile che il termine di 60 gg possa essere rispettato soprattutto per la necessità di far confluire risorse provenienti non solo dal Ministero delle infrastrutture, ma anche dal Ministero dell’economia, sul Fondo nazionale di edilizia abitativa istituito dall’art. 11 comma 12 del Decreto Legge 112/08.

Cassato adeguamento tassi

L'emendamento che mette un tetto del 5% all'adeguamento dei tassi di interesse rispetto a quelli inizialmente pattuiti con il cliente non è più presente nel decreto legge anticrisi.
Secondo quanto riportano alcune fonti di stampa a cassarlo, dopo le proteste sollevate dal presidente dell'Abi, Corrado Fissola, sarebbe stato direttamente il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. A suo parere, l'esecutivo, pur concordando con le intenzioni di fondo dei parlamentari, non avrebbe potuto accettare quel tetto perche' contrario alle norme europee.
Il dietro-front c'è stato anche sull'estensione agli eventuali sconfinamenti, del limite dello 0,5% del corrispettivo che ha sostituito la commissione sul massimo scoperto. Tra le altre novità favorevoli alle banche c'è anche la cancellazione della stretta dei tempi per l'accredito di bonifici, assegni circolari e assegni bancari che era previsto non potessero superare il termine di un giorno (due giorni per gli assegni bancari).


Debiti, mutui e famiglie italiane

Anche se i liquidi continuano a scarseggiare, le famiglie italiane ricorrono un pò meno al credito al consumo. E quando lo fanno, ammettono che è per “necessità” e non certo per rinnovare i mobili di casa. Il quadro, meno preoccupante che in passato ma sempre “serio”, emerge dallo studio Confcommercio-Censis su “Clima di fiducia ed aspettative delle famiglie italiane” presentato il 22 luglio scorso a Roma.

«La fase recessiva - si spiega - ha gettato una luce sul problema della rapida crescita dell’indebitamento delle famiglie italiane e sulla diffusione di situazioni di insolvenza, sebbene il tasso di indebitamento in Italia resti tra i più bassi dei Pesi industrializzati» Gli ultimi dati rilevati nel mese di giugno 2009 riportano un leggero decremento della percentuale di famiglie che ha fatto ricorso negli ultimi 6 mesi al credito al consumo (15,5%) rispetto a quanto rilevato nel precedente sondaggio effettuato a gennaio 2009 (17,8%). Ora come allora, tuttavia, risultano numerosi gli utilizzatori di credito al consumo che hanno dichiarato di farvi ricorso essenzialmente per necessità il 49% di chi utilizza i pagamenti rateali ha dichiarato che ricorre a questo tipo di pagamenti per scarsità di risorse liquide.

Anche sul fronte mutui la situazione migliora leggermente: dall’indagine risulta infatti che resta stabile, intorno

17%, la quota di chi ha risposto dichiarando di pagare le rate del mutuo immobiliare, mentre si riduce, rispetto a quanto rilevato nel mese di gennaio 2009, la percentuale di famiglie con problemi nella restituzione di tali rate. La percentuale di chi ha dichiarato di avere problemi leggeri o gravi nel pagamento (38,1%) si è infatti ridotta di oltre sei punti percentuali (44,1% a gennaio), forse anche questo il segnale di un allentamento della situazione di crisi.

Scritto da Notizie immobiliari

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