Compro Casa. E poi che ci faccio? Risponde Manuel Frinconi

Pubblicato il 8 Settembre 2009

Esiste un'alternativa allo schema che tutti conosciamo? Quello che prevede l'acquisto della casa per andarci ad abitare, sobbarcandosi un mutuo impossibile, magari per quarant'anni? L'alternativa esiste e la propone Manuel Frinconi. Domande? Scrivi alla redazione di Quotidianocasa.it
comprocasa1.jpg

Inauguriamo una nuova rubrica che prevede una o più possibili alternative all’acquisto (onerosissimo e assolutamente improduttivo) della casa per andarci ad abitare.

Se la cosa vi stupisce o vi incuriosisce date un’occhiata alla videointervista realizzata dal nostro giornale con Manuel Frinconi, esperto della materia e fautore delle possibili alternative che sperimenta giorno dopo giorno nella propria attività.

Manuel Frinconi ↑ Manuel Frinconi

La rubrica “Compro Casa. E poi che ci faccio“, l’avrete già capito, è condotta da Manuel Frinconi, che ha dalla sua una lunga esperienza nel campo degli investimenti sia finanziari che immobiliari.

Ma gli ultimi sono quelli da cui ha tratto le maggiori soddisfazioni, ricavandone, il che non guasta, una filosofia di vita che mette al riparo da mutazioni repentine e tracolli rovinosi.

Fin da questa prima puntata è possibile sottoporgli domande e ricavarne pareri, che saranno poi trattati in questa rubrica a beneficio dei lettori.

Basterà scrivere a: redazione@quotidianocasa.it

Intanto la prima domanda gliela abbiamo posta noi, a proposito dei suoi esordi.

Ecco come ci ha risposto.

«Il mio primo immobile è stato un seminterrato. Avevo degli amici fioristi egiziani che cercavano proprio quegli immobili che gli italiani rifiutavano, come quelli accatastati C2 e seminterrati, perché quelli accastasti A costano troppo. Acquistai quindi un seminterrato e lo rivendetti a uno di loro che cercava urgentemente una soluzione abitativa perché aveva trovato moglie. Da quel momento si è sparsa la voce fra loro, e ne ho compravenduti una decina. Il primo affare importante fu quando il mio notaio, mi comunicò che era stato nominato dal tribunale come delegato del giudice per eseguire le aste immobiliari. Un signore mandò all’asta 2 appartamenti e 3 negozi. La gente cerca quello che è commerciale e subito vendibile. Io no. Cerco quello che non è subito vendibile, ma quello che per dimensione e complessità spaventa gli altri. Morale: a quell’asta ero solo. Comprai quell’immobile da 130 mq, a 395.000 e lo rivendetti a 590.000. Parte con soldi miei, parte con soldi della banca. Da li, è stato un crescendo: aumentavano le mie disponibilità e la banca mi aveva oramai valutato come cliente iperaffidabile. Attenzione: tutto perfettamente in regola

Detto per inciso, il dottor Frinconi è autore del libro che proponiamo di seguito. Per quanto riguarda la rubrica “Compro Casa. E poi che ci faccio“, questa anteprima è soltanto un assaggio.

Nelle prossime puntate, in base anche alle vostre domande e curiosità, Manuel Frinconi passerà in rassegna nei particolari l’attività che lo assorbe interamente. Dal canto suo si dichiara ben felice di condivedere con altri l’esperienza maturata sul campo.

Scritto da Notizie immobiliari

Con tag #Notizie dal mondo

Repost0
Per essere informato degli ultimi articoli, iscriviti:
Commenta il post
F
<br /> I miei consigli per gli acquisti di case sono i seguenti, pochi ma sicuri:<br /> <br /> evitate gli acquisti di moda o romantico-bucolico-agresti: andate sul sicuramente rivendibile,<br /> comprate nei centri o nelle zone di immediata o prossima espansione urbanistica,<br /> comprate nelle città capoluogo di provincia o nelle cittadine turistico-balneari più richieste,<br /> comprate case costruite negli anni ’60 e ’70: hanno una qualità costruttiva migliore e stanze più grandi rispetto alle nuove costruzioni pur costando un po’ meno, non hanno bisogno di grandi<br /> ristrutturazioni e sono più vivibili di certi loculi-alveari a caro prezzo,<br /> guardate allo spazio a disposizione: più ce n’è e meglio è, corti, giardini, parcheggi, garage (meglio se doppi), e non alle finiture o alla jacuzzi o alla robotica (dà solo problemi),<br /> riscaldamento rigorosamente autonomo,<br /> se avete sufficiente capitale, compratevi case singole con corte e giardino, vivrete meglio…. altrimenti studiatevi il regolamento di condominio: più divieti (di comportamenti da cafoni) ci sono,<br /> più il condominio e l’immobile sono di sicura qualità.<br /> <br /> <br />
Rispondi
F
<br /> I miei consigli per gli acquisti di case sono i seguenti, pochi ma sicuri:<br /> <br /> evitate gli acquisti di moda o romantico-bucolico-agresti: andate sul sicuramente rivendibile,<br /> comprate nei centri o nelle zone di immediata o prossima espansione urbanistica,<br /> comprate nelle città capoluogo di provincia o nelle cittadine turistico-balneari più richieste,<br /> comprate case costruite negli anni ’60 e ’70: hanno una qualità costruttiva migliore e stanze più grandi rispetto alle nuove costruzioni pur costando un po’ meno, non hanno bisogno di grandi<br /> ristrutturazioni e sono più vivibili di certi loculi-alveari a caro prezzo,<br /> guardate allo spazio a disposizione: più ce n’è e meglio è, corti, giardini, parcheggi, garage (meglio se doppi), e non alle finiture o alla jacuzzi o alla robotica (dà solo problemi),<br /> riscaldamento rigorosamente autonomo,<br /> se avete sufficiente capitale, compratevi case singole con corte e giardino, vivrete meglio…. altrimenti studiatevi il regolamento di condominio: più divieti (di comportamenti da cafoni) ci sono,<br /> più il condominio e l’immobile sono di sicura qualità.<br /> <br /> <br />
Rispondi
F
<br /> A mio avviso il mercato, ora morto, può riprendersi solo se i prezzi calano ulteriormente. Chi mette in vendita ai prezzi assurdi di 2 o 3 anni fa , IN REALTà NON VUOLE VENDERE, non ha bisogno di<br /> vendere: ASPETTA IL POLLO, IL FESSO DA SPENNARE.<br /> Una casa è vendibile solo se il venditore richiede un PREZZO DI RIVENDIBILITà, ovvero se a quel prezzo, al prezzo al quale compra, il compratore riuscirà a sua volta a rivendere l’immobile.<br /> <br /> Mi sembra che i casi più eclatanti di IRRIVENDIBILITà presenti sul mercato siano quelli delle case di campagna, cascine, casolari, rustici ecc. OGGI ASSOLUTAMENTE INVENDIBILI, specie se<br /> restaurate.<br /> I prezzi delle country house REALMENTE IN VENDITA stanno crollando verticalmente.<br /> Posto al riguardo un articolo, per intero perché l’edizione di settembre del mensile che lo ha pubblicato non è più on line, che ben illustra la situazione delle country house dell’italia centrale<br /> e meridionale.<br /> <br /> <br /> <br /> “ Country house: Inglesi in fuga.<br /> <br /> Gli Italiani sono stufi del caos urbano, delle città riempitesi di immigrati clandestini, di spacciatori, prostitute, locali notturni della criminalità, di furti, scippi, stupri, estorsioni, ovvero<br /> di quell’inferno, quell’incubo in cui sono state colpevolmente trasformate le nostre aree urbane.<br /> Il rapido deterioramento della qualità della vita nelle città ha spinto negli anni passati molte famiglie a esplorare le campagne in cerca di oasi di tranquillità e sicurezza. Ma la speranza di<br /> trovare una migliore vivibilità nelle campagne si è rivelata illusoria: soprattutto nelle zone rurali prossime a strade provinciali, a discariche e tralicci o a zone industriali il degrado è simile<br /> se non superiore a quello cittadino, con una popolazione locale composta prevalentemente da clandestini magrebini e da Rumeni, e da qualche agricoltore in pensione, troppo vecchio per cambiar casa<br /> e scapparsene via.<br /> Tuttavia se oggi ci si allontana dalle provinciali e ci si addentra nelle campagne e nei piccoli borghi più sperduti si ha una duplice sorpresa: i casolari più isolati e inaccessibili sono stati<br /> comprati nello scorso decennio da Inglesi, e, guarda caso, ora questi Inglesi stanno vendendo in massa.<br /> La moda che negli anni scorsi sembrava irrefrenabile, per cui i sudditi di Sua Maestà Britannica correvano a comprare a prezzi assurdi le più scassate e scatafossate bicocche per restaurarle e<br /> corredarle di piscina, è finita. Ed è finita decisamente male per gli Inglesi, che ora devono rivendere case scomodissime e costose, case che nessun Italiano vuole, almeno a quei prezzi.<br /> La trascorsa decennale epopea delle case di campagna comprate dagli Inglesi è tutta da ridere, roba da commedia all’italiana. Beandosi della sterlina allora forte, i Britanni compravano quasi a<br /> occhi chiusi cascine, rustici, i cosiddetti casolari tipici umbri, marchigiani, pugliesi. Tali umide, maleodoranti e malferme catapecchie erano state abbandonate negli anni ’60 e ’70 dai nostri<br /> agricoltori i quali, godendo di tutti i benefici e i privilegi creditizi e fiscali loro concessi a piene mani dalla Bonomiana in cambio del consenso elettorale alla Democrazia Cristiana, si erano<br /> fabbricati moderni edifici, autentiche ville e palazzi dotati di ogni confort. Questi contadini, così beneficiati dal (nostro) pubblico denaro, non immaginavano certo di essere colpiti da un’altra<br /> imprevedibile fortuna: la moda inglese dell’italian dream, il sogno italiano della country house nel Bel Paese.<br /> L’Italiano è furbo, ha l’occhio lungo, il contadino in particolare, scarpe grosse e cervello fino, con alle spalle una secolare tradizione di ruberie al padrone, agli antichi proprietari terrieri<br /> (quelli, per intenderci, che avevano appoggiato il fascismo, poi nel dopoguerra sterminati dalla DC a favore dei contadini stessi).<br /> Ebbene, il furbo vergaro italico, magari col figlio geometra o mediatore, ha colto al volo e ben sfruttato l’ingenua moda britannica: capanne e ruderi di tufo o di altro materiale scadente, in<br /> luoghi scomodissimi, lontani da ogni tipo di servizi, che prima degli Inglesi nessuno voleva nemmeno in regalo, venduti per centinaia di milioni di lire a eccitati (“excited”!) sudditi britannici.<br /> Poi le famiglie contadine festeggiavano l’insperato affare crapulando in oceanici banchetti ai quali venivano invitati parenti e amici, e, ovviamente, i “chicken” britannici ben spennati.<br /> Ma l’affare non finiva lì: il neoacquistato rudere doveva essere ristrutturato. Tutti conosciamo lo scarso fairplay italico quando si tratta di differenziare i prezzi per turisti stranieri dai<br /> prezzi per Italiani: nelle campagne tale differenziazione è stata elevata all’ennesima potenza. All’ingenuo acquirente, reso ancor più fidente da abbondanti “lunch” e da tanta falsa accoglienza<br /> iniziale, veniva consigliato per i lavori il cugino geometra, il cognato muratore, il genero idraulico, la nipote titolare dell’agenzia per le pratiche burocratiche, l’amico rivenditore di<br /> materiali per l’edilizia. Case del valore finale reale di 100.000 – 200.000 euro venivano a costare 400.000, 500.000, 600.000 euro. Una pacchia, una vera manna per i nostri campagnoli che,<br /> giustamente, ne approfittavano, in base al principio: “Finché si trovano i polli…”.<br /> Poi arrivò l’anno domini 2008, l’anno dei subprime, del crollo del mercato immobiliare negli Stati Uniti e nel Regno Unito, dei fallimenti a raffica di banche e assicurazioni inglesi, del governo<br /> britannico che per turare le falle nel sistema creditizio si svenava e stampava sterline come se fossero volantini pubblicitari. E la sterlina contro l’euro crollava, crollava, sempre più in basso,<br /> sempre più in fondo: 1.7, 1.4, 1.3, 1.1 … E gli Inglesi residenti nelle bicocche con piscina restaurate a caro prezzo, che avevano redditi in sterline, convertivano quelle sterline in sempre meno<br /> euro, e cominciavano a chiedersi: “Ma non ci converrà ritornarcene in Gran Bretagna (“go back home”), visto che qui in Italia con le nostre sterline svalutate non ci compriamo più nulla?”.<br /> Oltretutto i Britanni si erano nel frattempo stufati di coltivare stentate erbette e verdurine per le talpe, di scorazzare inutilmente coi loro fuoristrada con targa gialla e guida a destra per le<br /> nostre campagne, belle sì, ma prive di servizi, di vita sociale tra gente sopportabile, di comodità, così desolate durante le lunghe invernate, e, in fin dei conti, noiose da inedia. Si erano<br /> stancati di attendere l’ispirazione artistica raccogliendo in continuazione col retino insetti, formiche, vermi di mosche e altra campagnola sporcizia galleggiante nell’acqua delle loro piscine. Si<br /> erano accorti che l’Italia, la vagheggiata Italia, l’italian dream, più che un sogno era un incubo di clandestini, malavita, tasse, burocrazia, servizi pubblici scadentissimi, rapine e stupri in<br /> villa…<br /> E allora hanno pensato: “Ma se vendiamo questo nostro casolare tipico toscano umbro marchigiano che abbiamo pagato centinaia di migliaia di euro, e convertiamo queste centinaia di migliaia di euro<br /> in sterline, poi con tutte queste sterline in Inghilterra torniamo a vivere da signori”. Ed ecco allora gli Inglesi affollare le nostre agenzie immobiliari, ecco i mediatori riempire bacheche, siti<br /> internet e giornaletti immobiliari di casolari tipici ristrutturati con piscina in vendita… ma, ma….<br /> Ma nessuno compra.<br /> Nessun Italiano con famiglia, con figli e/o anziani, può andare a vivere in quelle lande isolate e sperdute, vicino a qualche spopolato paesetto di vecchi, senza servizi, senza scuole, senza<br /> ospedali. Nessun Italiano è disposto poi, anche se libero dalle necessità di una famiglia, a pagare un immobile tre, quattro, cinque volte il suo reale valore. Anche perché l’acquirente italiano,<br /> sempre con l’occhio lungo, pensa: “Ma un domani, se dovrò rivendermi questa bicocca in campagna, quale fesso me la comprerà?”. Senza contare infine che sul valore delle aree rurali incombe il 2013,<br /> l’anno in cui, in ossequio ad accordi liberisti di commercio mondiale già siglati, tesi a favorire le esportazioni agricole di paesi emergenti, l’Europa toglierà agli agricoltori quei sussidi che<br /> finora ne avevano permesso la sopravvivenza, con conseguente futuro deprezzamento e cambio di destinazione (a pascolo) dei terreni.<br /> Devo dire che il riconosciuto senso pratico, il tradizionale empirismo britannico, sta inducendo i venditori inglesi a una corsa al ribasso dei prezzi, spesso in concorrenza tra connazionali. In<br /> questo i Britannici si stanno dimostrando più realisti e lungimiranti di quei vergari nostrani ai quali il casolare tipico, il rustico, è rimasto ancora invenduto, e che continuano a chiedere<br /> prezzi superiori ai 100.000 euro, non comprendendo che, finita la moda degli Inglesi, il mero valore di cubatura delle loro catapecchie è di 10.000 – 20.000 euro al massimo. E per questi 10.000 –<br /> 20.000 euro devono ringraziare certe demenziali e antilibertarie normative statali e regionali che impediscono tirannicamente al cittadino la libertà primaria di costruire sulla sua proprietà,<br /> sulla sua terra, o lo taglieggiano imponendogli oneri di fantomatiche urbanizzazioni e altre tasse assurde. In mancanza di tali leggi vessatorie e predatorie, in un regime di libero mercato, il<br /> valore delle dette bicocche sarebbe negativo: il costo della loro demolizione.<br /> Rimangono pur tuttavia come acquirenti dei casolari tipici i Magrebini e i Rumeni, a prezzi ovviamente magrebini e rumeni. “<br /> <br /> <br /> (Articolo di Filippo Matteucci su ItaliaReale di Settembre)<br /> <br /> <br /> <br /> <br /> I miei consigli per gli acquisti di case sono i seguenti, pochi ma sicuri:<br /> <br /> evitate gli acquisti di moda o romantico-bucolico-agresti: andate sul sicuram<br /> <br /> <br />
Rispondi